Il Sindaco, o chi per lui, con una semplice deliberazione di indirizzo della Giunta, atto n. 191 dell’8 agosto scorso, scongiura in extremis lo scioglimento anticipato del consiglio comunale e così pensa di aver risolto il problema del riequilibrio di bilancio causato, come tutti oramai sanno, dalla pedestre dichiarazione di dissesto finanziario da lui personalmente inseguita sin dai primi giorni di mandato per nascondere la sua comprovata inadeguatezza.
La Giunta arriva ad incaricare così gli ignari dipendenti comunali di vertice di gestire il default applicando al bilancio rigide restrizioni sul fronte della spesa corrente e incrementi di entrata derivanti dall’iscrizione in contabilità di tributi nuovi senza portarli prima in approvazione consiliare.
Un escamotage mediocre, un cambiamento delle carte in tavola senza scrupoli, che alla fine costerà impopolarità solo ai prossimi amministratori comunali che saranno costretti a fare le cose per bene.
E mi spiego meglio!
A termini di legge (art. 259 del Tuel), il Consiglio comunale che ha dichiarato il dissesto finanziario deve, entro tre mesi dalla nomina dell’organo straordinario di liquidazione (il commissario), presentare al Ministero dell’Interno l’ipotesi di bilancio di previsione stabilmente riequilibrato.
Un adempimento imprescindibile, annunciato, previsto, prevedibile da chi il dissesto ha voluto dichiararlo, generalmente temuto da tutti perché da quel momento in poi i vincoli di bilancio diventano più stringenti sotto l’occhio vigile della Corte dei Conti, e non si sfugge.
È questo il prezzo che la città ha dovuto/dovrà pagare dopo il rifiuto di Pinto di ricorrere al più agevole piano decennale di riequilibrio finanziario, preferendo piuttosto imboccare a folle corsa la strada del dissesto finanziario per il desiderio personale di rendere incandidabile d’Anelli e qualcuno dei suoi, contravvenendo ai più elementari principi di convenienza e ragionevolezza.
Impossibile a crederci, ridicolo a dirsi!
A ben vedere, purtroppo per LUI, le colpe dei cessati amministratori dovranno essere ancora scritte, giudizialmente accertate, dibattute e dichiarate dalla Corte dei Conti, e vi potranno essere al riguardo sorprendenti novità proprio per chi il dissesto l’ha deliberato, ma di certo, oggi, il bilancio del triennio 2015-2017, che è stato presentato dal Comune in forma squilibrata al Ministero dell’Interno, è stato restituito al mittente, con l’obbligo di attivare entrate proprie e ridurre le spese correnti, pena lo scioglimento del consiglio comunale.
Questo spiega le ragioni di un consiglio comunale straordinario, in seconda convocazione, quasi monotematico sul bilancio, in pieno tripudio ferragostano, preceduto in tutta fretta dalla pseudo delibera di giunta dell’8 agosto, con l’intento effimero di iscrivere in bilancio poste contabili fittizie, assolutamente non veritiere, immaginarie, in violazione dei principi contabili fondamentali, utili solo a mascherare il vuoto contestato dal Ministero dell’Interno, peraltro con la spunta combinata di qualche debituccio occultato.
Appostazioni contabili dunque posticce, farlocche, non sorrette, come legge vuole, da propedeutiche deliberazioni del consiglio comunale autorizzative, invalide, con proiezioni previsionali di entrata inattendibili, coprenti giusto giusto, a spanna di buco, l’obbligo formale del pareggio.
Ed è, questo, il caso clamoroso dell’imposta di soggiorno, osteggiata da Pinto nel corso della sua bugiarda compagna elettorale, da lui stesso azzerata in uno dei suoi primi consigli comunali perché lesiva per gli interessi turistici del territorio, e ora magicamente riapparsa nell’ipotesi riveduta e (s)corretta di bilancio riequilibrato, con l’avallo silente del custode della legalità, con un non-parere del revisore dei conti (fermi tutti i precedenti rilievi), senza però che il consiglio avesse mai prima del 12 agosto scorso deliberato di reintrodurla, incaricando, il Pinto, di suo pugno il “qualcun altro” di turno ad iscriverne i proventi tout court in bilancio all’esito della consueta plastica epurazione.
Di questo, e anche di altro, ne sono certo, si dirà in altra competente sede; la segnalazione meritava, però, a mio avviso, menzione per svelare l’ennesimo artifizio, la finta copertura del buco contabile con i proventi dell’imposta di soggiorno non istituita!
Ma il male non è limitato all’imposta di soggiorno, che il sindaco, per evitare lo scioglimento del consiglio comunale, quatto quatto reinserisce in contabilità, forte del vizietto di natura che nel day after, quando l’imposta non sarà riscuotibile legalmente, la colpa sarà del solito qualcun altro.
Ben oltre questo, secondo la giunta, i funzionari comunali dovranno fare, senza passare prima da chi ha il potere/dovere di deliberare.
L’elenco è abbastanza lungo e merita di essere divulgato; non tutti, infatti, hanno agevole accesso al sito on line, ove, ora, quelli del comune pubblicano gli atti in barba ai più sacri principi di trasparenza anti corruzione.
La giunta per il pareggio di bilancio ricorre alla seguente manovra finanziaria:
1. raddoppio dei proventi della mensa scolastica da euro 16.800 a euro 25.000, ma si astiene la giunta stessa dal deliberare l’aumento della quota per famiglia;
2. trasporto scolastico, da gratuito a pagamento a partire dal nuovo anno scolastico 2016-2017, ma ancora una volta la giunta non delibera la quota tariffaria per famiglia;
3. aumento al limite massimo delle aliquote dell’imposta sulla pubblicità e dei diritti sulle pubbliche affissioni, sempre senza passare dal consiglio comunale;
4. riduzione dell’80% del costo per la lotta al randagismo canino, e qui sarebbe attesa l’insurrezione armata con bastoni degli animalisti perché i cani randagi non avranno più un rifugio nel canile e alcun trattamento sanitario;
5. riduzione dell’80% delle spese per l’ufficio turistico, e qui l’informazione turistica e la promozione del territorio vanno a farsi benedire;
6. abbattimento del 60% del costo di esercizio degli impianti sportivi, e dunque non più libertà di allenarsi in orario serale e addio al comodato d’uso gratuito per gli attuali gestori dei campi di calcetto (anche per loro la gara onerosa è vicina);
7. riduzione dell’80% del fondo per i servizi assistenziali, e allora spazzati via sono i contributi alle famiglie più bisognose di assistenza per il minimo vitale;
8. riduzione del 30% del costo di funzionamento degli uffici comunali, e qui i vincoli di spesa si fanno sentire sulla quantità e qualità dei servizi alla città;
9. aumento all’aliquota massima della tassa per l’occupazione di suolo pubblico, e questo costituisce un duro colpo per tutta la micro economia locale e in particolare per le occupazioni di piazza Rovelli e dintorni;
10. eliminazione del fondo di solidarietà per l’eccessivo carico dei tributi a favore della popolazione debole, e tutti dovranno pagare le imposte comunali, anche i meno abbienti, tranne i furbetti noti e meno noti che possono permettersi riduzioni e tempi lunghi di pagamento con transazioni dopo estenuanti ricorsi tributari, così concorrendo ad accrescere l’illiquidità del comune, la crisi finanziaria e i sacrifici per tutti.
Nessun cenno, invece, per i costi della politica, rimasti indenni dalla spending review con diritto dunque a percepire a piene mani tutte le indennità di carica istituite per la prima volta dall’amministrazione Pinto a favore di sindaco, assessori e consiglieri, a dispetto di una storica e solida tradizione, quella della gratuità dell’incarico politico, e qui penso che ne abbiano avuto buon motivo perché il lavoro svolto per affossare in poco tempo un intero paese è stato tanto e davvero produttivo.
E tutto questo baccano per non aver saputo cogliere dall’associata Pinto & compagni belli le opportunità che la legge offriva per uscire agevolmente dalla crisi finanziaria, senza affanno, con soluzioni contabili equilibrate, con l’utilizzo di fondi a rimborso trentennale, già pronti e disponibili nelle casse comunali (oltre due milioni e mezzo), che adesso dovranno essere restituiti allo Stato perché inutilizzati ai fini per i quali erano stati concessi (pagamento dei debiti e riordino dei conti senza sputare sangue e sudore!).
Questo va detto anche a futura memoria dei nuovi amministratori che si affacciano alla ribalta elettorale cittadina con il lancio di una fitta sassaiola sul passato senza alcun distinguo.
Qualcuno, lo leggo sui social, che mai ha masticato la materia, già si presenta fortemente gasato, sprovveduto di un sapere qualsiasi, euforico, esaltato dal tifo a favore del proprio ego, come dovesse partire per assistere ad una partita di calcio della squadra del cuore.
Ragazzo mio, non è così; la partita da giocare, questa volta, è per la vita, per la sopravvivenza della città e dovrai confrontarti con norme e i vincoli di spesa che non conosci, con controlli sempre più spietati della Corte dei Conti, e questo devi saperlo sin da subito perché domani non avrai alibi.
Rodi è un comune fallito, ragazzo, pieno di problemi e povero di risorse, dichiarato tale grazie all’ostinazione pervicace e irragionevole di pochi uomini che pure hai concorso a eleggere per qualche peccatuccio da farti condonare; la partita, dunque, sappilo, sarà dura, a volte impossibile da giocare, altre volte sfiancante, ma ti prego, se non dovessi riuscire nell’impresa da te tanto declamata, e questo lo temo per la città, non attribuire la colpa della sconfitta agli altri, ma alla tua incapacità di distinguere il passato dal presente per poter scrutare al meglio il futuro prossimo; rendi responsabile di questa consapevolezza postuma il tuo rifiuto di immaginare il ruolo di amministratore pubblico con quella giusta dose di umiltà che si conviene a chi vuole curare l’interesse pubblico rinunciando a quello proprio.
Tino Petrosino
l’avete cambiato o no STO SINDACO!
Mi piacerebbe commentare, ma non posso, sia perché non mi compete, non essendo cittadino rodiano, sia perché mi mancano le cognizioni di causa. Però, dico, cari rodiani, avete un portento di potenziale amministratore, e non lo avete saputo scoprire in tempo? Pensateci per il prossimo anno, sempre che l’illustre Autore del pezzo voglia scendere in campo, a vincere una partita che altri non hanno saputo vincere! L’ho detto senz’alcuna ironia: le sorti di Rodi mi stanno a cuore al di là di ogni possibile dubbio!
Si vergognassero….
Attendiamo la risposta di qualcuno…. se “ci arriva”…o sono troppo impegnati a leccare gli ultimi residui di dignità…
Finalmente si è’ riconosciuta l’ esistenza di debiti ereditata dalla passata amministrazione!!
Penso che se “Raffaele” avesse letto il piano di riequilibrio che ha ricusato avrebbe capito quello che c’era da fare e, se avesse approfondito la questione, avrebbe agevolmente anche capito l’origine della massa debitoria. Ma “Raffaele” non legge, ascolta solo la voce del padrone
perchè visto la preparazione tecnico amministrativa e non potrebbe essere altrimenti, per evitare la situazione esistente non è stata richiesta precedentemente una ispezione degli organi competenti, dopo i danni fatti ?