Mentre si discute ancora sul voto delle regionali, a sinistra si è ben individuato il sostegno a Pino Lonigro, quello a Campo, a Clemente. I conti non tornano per i 59 voti dati a Raffaele Piemontese. La zuffa è caotica poiché i contendenti risultano di più di 59. Il dimissionario segretario del Partito Democratico vichese Piero Notarangelo ha consegnato alle pagine dell’Attacco, nell’articolo di Lucia Piemontese “Partiti personali – Segreteria provinciale, se la soluzione unitaria può esser solo sui nomi indicati da Bordo…” un quadro della situazione cittadina struggente e suggestiva, senza indicare quali obiettivi, seri, sono stati raggiunti al giro di boa dei due anni e mezzo e quelli da attribuire alla disamministrazione pentammucchiata. L’unica conferma che possiamo condividere è quella della continuità al totale, ed unico, servizio del Piano Urbanistico Generale fermo, immobile, sotto l’insegna della bandiera bianca. Superato il tempo delle nespole, trascorso inutilmente il mese di Giugno e tutta l’estate, ascoltate le ottimistiche, e veloci, dichiarazioni del sindaco Sementino sullo strumento urbanistico è calato il silenzio. Come pure nessuno ha immaginato che le dimissioni di Notarangelo potessero in qualche modo scalfire il muro di gomma dell’amministrazione Sementino. Questo partito, ormai non conta più nulla; conta di più il consigliere Murgolo che tutti i piddini messi insieme.
Sconfitti nella lotta alla monnezza e alle pattumelle della raccolta differenziata porta a porta, hanno tenuto il paese per due anni e mezzo nel sudiciume più completo, arricchendo l’arredo urbano del borgo più sporco d’Italia con le buste di rifiuti pensili e sparse per tutto il territorio.
Sconfitti dall’opinione pubblica sulla prevista colata di cemento, lungo il canale della Bonifica Montana, nella Piana di Calenella e sconfitti da una lunga e motivata istruttoria dell’Ufficio Urbanistico della Regione Puglia che ha respinto in toto un contrastato, pesante e illogico Piano Urbanistico Generale, sul quale, a dispetto delle leggere, rapide ed ottimistiche dichiarazioni del sindaco Sementino: ”a giugno è tutto fatto“, è calato il silenzio tombale e sul quale garrisce ancora trionfante la bandiera bianca. Come pure, inspiegabilmente, non si capisce la fine del Piano Spiaggia, ultimato dall’amministrazione Damiani e finito nel dimenticatoio da due anni e mezzo, mentre le spinte disordinate, spontaneistiche e anarchiche si vanno sempre più moltiplicando sulle spiagge di San Menaio e, soprattutto, nella fascia costiera di Calenella, dove fra parcheggi abusivi, strade sbarrate, accesso al mare negato, baracche e resti di camper abbandonati, proteste di villeggianti, regna la legge della casba, del più furbo e del più forte.
Sconfitti sul profilo della pentammucchiata, e su quella dei numeri, con l’abbandono del consigliere Mario Monaco e il passaggio all’opposizione della consigliera Nunzia Del Conte, si vivacchia con l’eredità dell’amministrazione Damiani attribuendosi meriti che non gli appartengono.
Solo ultimamente abbiamo visto, con sorpresa, rattoppare alcune pezzi di strade e traverse, quelle proprio mal messe e sulle quali si sono concentrate le bestemmie dei cittadini. Poche cose, quasi nulla.
Sul piano turistico, e su quello della accoglienza e decenza, si registrano le solite e puntuali lamentele sul decoro dei luoghi, degli arenili, del tempo libero, dello svago e attrattori culturali insignificanti.
Con l’annuncio del governatore Michele Emiliano, di erogare un finanziamento di 18 milioni per infrastrutture al settore agricolo, si è notato una certa vivacità e risveglio dei nostri amministratori. In attesa del riparto dei fondi fra i comuni un primo riparto è stato già fatto fra i componenti della maggioranza e i loro “tecnici“ di riferimento. L’elenco è aggiornato di ora in ora tenendo fuori dal banchetto chi non deve, e non può, sedere a tavola.
Michele Angelicchio
… e Rodi non è un’isola diversa, per gli stessi aspetti è speculare …. è il Gargano a non avere da questa parte una classe politica adeguata al ruolo … e cosi la competitività rispetto ad altre aree meno dotate di vocazioni produttive ci vede sconfitti senza prospettive immediate di riscatto.