Una giornata quasi estiva ha fatto da cornice ieri ai circa tremila manifestanti giunti in riva al Golfo per “difendere” il mare Adriatico dalle trivelle. Alle 15 nella zona mercatale punto di ritrovo per il corteo c’è poca gente. Un solo pullman stazione nel parcheggio. Per un attimo si teme il flop. Poi pian piano la piazza si riempie. Alla spicciolata arrivano tutti. Sindaci ed amministratori su tutti. Dall’Abruzzo, dal Molise e dalla Puglia. Ma alla fine siamo comunque al di sotto delle 5mila presenze annunciate. Il corteo parte con un ora abbondante di ritardo sull’ora prefissata. Sono le 16,25 quando il torpedone umano comincia a muoversi. Lo farà molto lentamente: dopo mezzora avrà fatto si e no duecento metri. In testa i gonfaloni delle istituzioni, in coda lo sparuto gruppetto con bandiera No Tav e annesso striscione – “la vostra speculazione, la nostra opposizione”, seguiti da un gruppo di uomini in tutta mimetica militare e blindati di polizia e carabinieri a chiudere la colonna. Imponente il servizio d’ordine. Ma non ci sarà bisogno di intervenire. Tutto filerà liscio. I timori della vigilia circa le eventuali infiltrazioni di frange violente spazzati via dal clima quasi conviviale, da scampagnata che accompagna i manifestanti.
Si scandiscono slogan -“viviamo in un mare di guai, ma sì al nostro mare pulito” -, si fanno rullare i tamburi per ovviare ad un silenzio altrimenti assordante. Si innalzano striscioni e manifesti. Il torpedone umano solca le vie cittadine, “scende” per via Scaloria ed invade il centro urbano. La città sembra rispondere. Dai balconi si leva qualche timido applauso al passaggio del corteo. Il clima è gioioso, festoso. Qualche famiglia, radi gli anziani, molti i giovani. Sventolano le bandiere dei partiti politici, da Rifondazione Comunista a Forza Nuova, insieme a quelle delle associazioni. Michele Emiliano, il sindaco di Bari, prima della partenza, su suggerimento del coordinatore Raffaele Vigilante proverà ad intervenire per farle riporre. Non verrà ascoltato.
E’ Vladimir Luxuria la testimonial dell’evento, a riscuotere le attenzioni di tutti. “Sono qui, perché dobbiamo preservare le nostre ricchezze” spiega, mentre sindaci e parlamentari le vanno incontro ossequiosi. “Subito ricorso al Tar Lazio, sulla scorta della sentenza dello scorso 1 ottobre. E’ quello che faremo subito” dice Vigilante, elettrizzato. “Non partecipa il WWF? Non capisco le ragioni, visto che non è una passerella per politici. Vabbè, ma partecipa Legambiente” prova a spegnere la polemica. “Andremo avanti, appuntamento a Venezia a novembre” argomenta Onofrio Introna, presidente assise regionale Puglia. Poco prima delle 18 il corteo giunge dinanzi alla spiaggia del Castello per il momento clou della manifestazione: il finto spiaggiamento dei cetacei. Dopo la sbornia di parole, la parola passa alla musica. Il sole è tramontato, le prime tenebre calano, Paola Turci e Baccini sono già sul palco, per l’epilogo di una giornata che si spera importante per il Gargano ed il suo mare. Il quale ieri, l’oggetto del contendere insomma, era di una bellezza così seducente, quasi a dire: per favore non mi profanate. Ma purtroppo il ministro Clini mancava…
Francesco Trotta per La Gazzetta del Mezzogiorno