Il «Gino Lisa» sosterrà un anno di prova prima di essere ammesso tra gli scali d’interesse nazionale. La porta del ministero per le Infrastrutture e Trasporti è aperta, dopo il via libera del coordinamento interregionale tecnico all’ingresso nel club (oggi composto di trentotto aeroporti) anche degli scali di Foggia e Forlì. Le ragioni addotte dalla Regione Puglia che ha presentato la proposta sono facilmente intuibili: la procedura in stato di avanzamento per l’allungamento della pista, faceva ritenere che lo scalo sarebbe stato considerato di interesse nazionale. Particolare curioso: per Forlì vale invece come «pezza d’appoggio» (in questo caso della Regione Emilia Romagna) l’affidamento dell’aeroporto alla società Air Romagna, di cui di recente ha acquisito quote di partecipazione anche la società Lotras dell’imprenditore foggiano Armando De Girolamo.
Ma veniamo a quel che succederà ora. E’ sufficiente l’emendamento del coordinamento interregionale degli assessori ai Trasporti per superare l’esclusione iniziale di Foggia e di Forlì dal piano Lupi? «Il ministero, a seguito della decisione presa dal coordinamento, ha convocato la conferenza tecnica Stato-Regioni. In quella sede – spiega l’assessore al Bilancio, Leo Di Gioia, che ha partecipato al coordinamento – è stata manifestata la disponibilità a inserire un comma transitorio, secondo cui entro 1 anno gli scali riammessi dovranno perseguire le condizioni previste dal comma 3. L’inserimento tra gli scali nazionali avverrà con apposito decreto ministeriale».
Cosa dice il comma 3? Il ministero individua il raggiungimento di due requisiti per restare nel piano nazionale: 1) la specializzazione del bacino di utenza (i charter turistici nel caso di Foggia); 2) l’equilibrio economico-finanziario tendenziale. Il periodo di prova consiste dunque nel raggiungimento di questi due obiettivi, piuttosto stringenti per un aeroporto ancora senza traffico. Ma c’è un’opportunità per superarli: il comma 3 non si applica per gli aeroporti in «continuità territoriale», ovvero che agevolano la mobilità dei residenti in aree remote del paese, lo dice l’emendamento 5 votato dal coordinamento. E questa potrebbe essere un’àncora di salvataggio proprio per Foggia, specie se la Regione riuscirà a ottenere gli oneri di servizio pubblico per il volo Foggia-Milano (ne riferiamo a parte).
Lo schema va perfezionato, oltretutto non è chiaro se durante l’anno di prova gli aeroporti in regime di deroga potranno usufruire dei servizi aeroportuali pagati dagli enti statali (Enav per la torre di controllo e Enac). La logica direbbe di sì, dal momento che non c’è declassamento tra gli scali regionali. Ma non c’è un emendamento che ad oggi lo chiarisce. Come pure si teme la rivolta delle altre regioni escluse da qualsivoglia riabilitazione (c’è un caso aperto in Friuli Venezia Giulia) e che potrebbero costringere il ministero a fare dietro-front sulle aperture sin qui concesse. Situazione dunque n evoluzione, ma l’aver aperto quella porta è un buon risultato ottenuto dalla Regione e dal territorio che ha premuto fino all’inverosimile per uno suo intervento.
«Il fatto che il ministero abbia accolto le proposte di Vendola e dell’assessore ai Trasporti, Giannini – commenta Di Gioia – è un cambio di impostazione che ci consente ora di individuare la strada per l’inserimento di Foggia nel piano nazionale. E’ una vittoria del territorio, il risultato dell’impegno di tutti».
Massimo Levantaci per La Gazzetta del Mezzogiorno