E’ lui il «migliore» del 2012, proprio lui che da quest’anno che finisce è stato portato via (in «calendario » a destra). Non hanno esitato un attimo gli organizzatori del premio Saccia di Rodi Garganico: a Lucio Dalla è andato il premio alla memoria, perché lui più di altri ha contribuito con la sua attività al progresso del territorio. Sembra di vederlo ancora sul palco, con il suo panama bianco stretto fra ambientalisti e amministratori, mentre allontana con la forza delle parole le trivelle dai fondali di quel mare che amava tanto. Alle Isole Tremiti, dal suo buen ritiro di Cala Matano, aveva sognato persino un Museo che raccogliesse tutti i film dedicati al mare. Perché quello pugliese, da Manfredonia alle Tremiti, era proprio il suo mare, scoperto da bambino con la mamma sarta, durante una vacanza fatta nell’arcipelago perché una cliente aveva ricompensato così i lavori di cucito.
«L’ottanta per cento dei protagonisti della musica italiana è stato in mare con Lucio: la barca, ma anche il gommone, o le barche locali quando la Brilla e Billy era a Napoli, erano la sua dimensione naturale, il fuso orario della sua giornata», dice Luca Gnudi , 17 anni di vita e di lavoro con il cantautore bolognese. Alle Tremiti anche lui era di casa e quando arrivavano i vip ospiti di Lucio, un pò spaesati sul cosa fare, «il buono» (ma anche «la pilla» cioè il denaro, così Dalla chiamava Gnudi) riferiva che dovevano soltanto «sentirsi liberi». E lui lì lo era davvero: di inseguire con la barca il pesce che poi cucinava a bordo, in una perenne vita marinara che s’intrecciava con i suoi mille progetti.
«Quanti dischi, concerti, spettacoli sono nati in barca», dice Gnudi. E quanti sono rimasti sospesi, bloccati nel sospiro umido che tanti hanno tirato alla notizia della sua morte improvvisa. Un evento che ha lasciato ferite e lividi ancora difficili da guarire, che gli eredi stanno tentando di rimarginare con la ripresa dei progetti ai quali Dalla lavorava: il concerto estivo alle Tremiti, la promozione dei giovani artisti. «Il fatto è che stiamo ancora tutti piangendo, io, il suo manager storico Tobia Righi, c’è uno spaesamento generale», riflette Gnudi. A Bologna, nella sua via D’Azeglio, hanno però pensato e realizzato un ricordo permanente di Dalla e …«alla Dalla». Ogni giorno alle 18 si diffonde nell’aria una sua canzone. «E per la gente – dice Gnudi che ha brevettato l’impianto di sonorizzazione per i commercianti – è diventata u ’abitudine ritrovarsi sotto casa di Lucio per scoprire la melodia del giorno».
E Foggia, la Capitanata? Il territorio parla ovunque di lui: corso Giannone, il «salotto» di Foggia, storica sede del Festival Jazz, riecheggia ancora della sua voce e delle note del suo clarinetto che arrivarono, a sorpresa, in un’edizione degli anni Ottanta. L’eremo di Pulsano custodisce gelosamente quei silenzi che Dalla, nelle notti di luna, andava ad ascoltare con gli amici più fidati, ai quali regalava questa sua scoperta, l’ascolto del nulla che si percepiva soltanto fra dirupi e rocce che proteggono il santuario rupestre. A Vieste si rivive ancora il suo concerto del settembre 2007, quando Dalla volle subito fare qualcosa di concreto per le vittime dell’incendio al campeggio della vicina Peschici. E si era speso anche per la radioterapia a Foggia, offrendo una sua serata per incrementare la raccolta di fondi che poi ha portato alla realizzazione del servizio agli Ospedali Riuniti. A Manfredonia gli hanno intitolato il teatro comunale, a Sorrento il porto, sono decine i concerti- omaggio, ma da quando Lucio Dalla se n’è andato, siamo davvero tutti un pò più soli.
Anna Langone