L’ arte di Gianni Di Biase in una dolce mostra presso il Convento

Gianni di Biase con la cioccolataBianco bianco, dall’alto della collina, faro di spiritualità e di cultura dal 1538, il Convento dello Spirito Santo di Rodi Garganico sta tornando a rivivere, grazie all’azione discreta e costante dei frati, ma anche grazie all’apporto e al contributo di rodiani per i quali esso esercita ancora un forte richiamo.

Proprio questo Convento, che sta riacquistando il suo aspetto originario, anche se molto resta ancora da fare, ospita da poco una mostra particolare, grazie alle geniali intuizioni artistiche del “Maitre Chocolatier” Gianni Di Biase, legato a filo doppio alla sua terra da cui, come egli stesso racconta, si è allontanato nel 1964 per approdare con i genitori, Nazario e Raffaella, in quel di Rivoli nel torinese.

Giunto in Piemonte, Gianni si cimenta con il lavoro dapprima in una panetteria, poi, dal 1974, in pasticceria. Un’attività che in Di Biase coincide con le creazioni di prodotti molto particolari, espressione, tra l’altro, di una sintesi culturale tra le due regioni, quella d’origine, la Puglia, e quella di adozione, il Piemonte, patria del cioccolato che Di Biase ricorda con il suo storico appellativo di “cibo degli dei”, e che dalla lontana civiltà dei Maya, in cui i semi del cacao erano considerati così preziosi da essere scambiati come monete, è giunto fino a noi, divenendo, con il suo sublime sapore, un insostituibile complice dell’alta pasticceria. Di Biase, infatti, lo ha trasformato in un magico “scrigno” che riesce a racchiudere pregiate qualità di vino attraverso un sapiente dosaggio fino a giungere a un equilibrio di sapori apprezzato in manifestazioni quali il “Salone del Gusto” di Torino. Ma Gianni è riuscito a sposare anche la bontà del cioccolato piemontese con gli agrumi del suo Gargano, che egli si porta nel cuore e che non potrà giammai dimenticare.
Castello di AglièAnzi, ora che la fama di “Maitre Chocolatier” arride a Gianni Di Biase, e non solo nella regione di adozione, ma in un ambito ben più ampio, addirittura internazionale, egli pensa ancor più intensamente al suo Gargano e in particolare alla sua Rodi.
Nasce di qui l’idea da parte di Gianni Di Biase di donare al Convento dello Spirito Santo di Rodi una serie di “dolci capolavori”, delle vere e proprie opere d’arte, che costituiscono il materiale per una mostra permanente allestita nella sagrestia del Convento e aperta al pubblico, a quanti si recano a visitare quest’oasi di pace e di spiritualità.

In chi entra nei locali della sagrestia, la fragranza del cioccolato investe l’olfatto e accende un’avida golosità, che cede, però, ben presto il posto all’attenzione per queste “dolci creazioni”, ventinove in tutto, che si susseguono spaziando da raffigurazioni in bassorilievo delle residenze sabaude piemontesi (dalla Palazzina di caccia di Stupinigi, al Castello di Rivoli), allo Stemma dei Savoia, alle immagini riprese da quadri del pittore rodiano Domenico Azzellini, ai trulli di Alberobello, alla Mole Antonelliana, alla basilica di Superga. Il tutto, ancora una volta, frutto di quella sintesi di cultura e di storia tra Puglia e Piemonte, da sempre presente in Di Biase.
Angioletto presso la venaria reale

Una mostra che rende ancora più affascinante e interessante una visita fin quassù, in questa oasi, per poter “gustare” oltre all’aura di spiritualità e di storia che vi si respira, anche queste testimonianze d’arte pasticciera che un figlio di Rodi ha voluto donare a uno dei monumenti più significativi della sua città d’origine, nell’intento di raccogliere ulteriori contributi, necessari per il suo completo recupero, per il recupero di un immenso patrimonio di valori e di ricordi della comunità rodiana, sì da poterlo tramandare alle future generazioni.
La mostra potrà essere visitata tutti i giorni dalle ore 18.00 alle ore 20.00. Si consiglia comunque di prenotare telefonicamente presso il Convento al numero 0884/965230.

Pietro Saggese

1 Commento

  1. soloviandante2008

    Rendiamo Onore e merito a questo Rodiano D.O.C. .
    Tante sono le famiglie di Rodi emigrate per cercare fortune altrove, per sconfiggere la povertà, per crearsi un futuro migliore, ospiti spesso non graditi che hanno lottato nelle tante città del nord e del mondo per sopravvivere e ricostruirsi una dignità.
    Ma lavorando quotidianamente, con impegno e dedizione come ha saputo fare Gianni Di Biase, si emerge e si dimostrano quelle qualità creative che soprattutto noi, gente del sud, abbiamo nel nostro DNA.
    Scegliere un’istituzione come il convento Cappuccini di Rodi, quale sede della mostra, arricchisce di significato il contenuto delle sue opere. L’amore per la propria terra si esplica come gesto concreto ed affettuoso che, in Gianni e nei suoi amici di Rodi, li vede operosi nel far rivivere questo luogo, non solo tempio dello Spirito Santo, ma anche fonte di tradizioni e radici culturali del popolo Rodiano.

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