Gargano tra abusi edilizi e trivellazioni off-shore. Torre Mileto nella top five nazionale degli ecomostri da abbattere.
In Italia, infatti, l’abusivismo edilizio continua a risucchiare un pezzo di costa dietro l’altro, alimentato dai tre condoni edilizi varati fino ad oggi e dall’effetto annuncio di un quarto ipotizzato nelle ultime settimane dal governo Berlusconi. Anche nell’ultimo anno si sono moltiplicati casi di cronaca riguardanti la costruzione di immobili, anche di lusso, completamente abusivi a due passi da mare. E il fenomeno riguarda sempre di più le aree di maggior pregio.
Esemplare è la storia del Villaggio di Torre Mileto, in provincia di Foggia, che sorge a ridosso del Parco Nazionale del Gargano. Un caso di cemento abusivo sul demanio così eclatante e devastante da essere stato inserito nella Top Five nazionale degli ecomostri da abbattere con urgenza stilata da Legambiente. Una priorità nazionale quella del Villaggio di Torre Mileto che, insieme all’albergo di Alimuri a Vico Equense (Na), alle palazzine di Lido Rossello a Realmonte (Ag), alla Palafitta nel mare di Falerna (Cz) e Pizzo Sella, la cosiddetta “collina del disonore” alle porte di Palermo, fa parte della lista dei cinque ecomostri che Legambiente ha scelto come simbolo dello scempio edilizio sulle coste italiane e della colpevole negligenza degli amministratori locali che non provvedono alle demolizioni dei manufatti abusivi.
A Torre Mileto, dagli anni ’70 sorge – e resiste – un villaggio costiero interamente abusivo, che si estende per una decina di chilometri di lunghezza nella fascia di terra che separa il lago di Lesina dal mare. Il lago da una parte, il mare dall’altra, in mezzo una cerniera di cemento illegale: 2.800 orribili case abusive, costruite sulla sabbia e senza fondamenta, una cittadella la cui toponomastica è stata suggerita dalla fantasia e segnata con il pennarello su cartelli improvvisati, senza rete fognaria e senza allacci: è questa la vicenda tutta italiana di abusivismo diffuso sul mare di Lesina. Dove le villette illegali se le sono costruite anche ex sindaci e assessori. Una vergogna collettiva che Legambiente denuncia da decenni e su cui non ha intenzione di abbassare la voce. Le case di Torre Mileto vanno abbattute, per ripristinare la legalità e restituire finalmente al territorio e ai cittadini un lembo di costa bellissimo.
L’anno scorso la Regione Puglia, nell’ambito del Piano d’intervento di recupero territoriale (Pirt), ha approvato una delibera per l’abbattimento di una parte di queste costruzioni, circa 800. Si tratta principalmente di quelle abbandonate da tempo e di cui solo la salsedine si sta prendendo cura. Ma prima di mettere in moto le ruspe occorrono le contro deduzioni del Comune di Lesina.
“Per sollecitare l’Amministrazione a dar seguito alle richieste della Regione e quindi a procedere alle demolizioni e al recupero ambientale dell’area – spiega Franco Salcuni della Segreteria regionale di Legambiente Puglia – un anno fa Legambiente ha inviato una lettera aperta al Comune. Stessa missiva è stata mandata anche alle altre 4 Amministrazioni comunali che ospitano la cosiddetta Top Five degli ecomostri, per chiederne la rapida demolizione. Ad oggi il comune di Lesina è stato l’unico a rispondere, condividendo, almeno a parole, le stesse richieste della nostra associazione. Aspettiamo però che il Comune concluda i passaggi amministrativi e dia finalmente seguito agli abbattimenti annunciati. Demolire è infatti la parola d’ordine per vincere la guerra contro il cemento abusivo che devasta le nostre coste”.
Dalla terra al mare sono tante le perle del Gargano sotto assedio. Le minacce al sistema marino costiero di questo Parco nazionale, infatti, non arrivano solo dal cemento, ma anche dalle trivellazioni petrolifere off-shore. Ad aggravare la situazione, lo scorso aprile, ci ha pensato il ministero dell’Ambiente, quando l’ufficio Valutazione di Impatto Ambientale del dicastero di via Cristoforo Colombo – contro il parere espresso dalla Regione Puglia – ha dato il via libera alla società petrolifera Petroceltic Elsa, che chiedeva l’autorizzazione per sondare il mare tra il Gargano e le Isole Tremiti, a 12 chilometri dall’arcipelago e a 11 dalla costa, alla ricerca del petrolio. Obiettivo: la ricerca del petrolio a ridosso delle Isole Tremiti dove sorge una delle tre aree marine protette regionali, un importantissimo patrimonio, non solo ambientale ma anche turistico ed economico, che rischia di essere occupato da piattaforme petrolifere.
La Petroceltic Elsa, società petrolifera irlandese, di fatto ha monopolizzato negli ultimi anni le richieste di permessi di ricerca nell’intero specchio di mare compreso tra la costa teramana e le isole Tremiti. Ed ora potrà sondare anche il tratto di mare tra il Gargano e le Isole Tremiti. La società è infatti titolare di due richieste per la ricerca di idrocarburi in questa zona, per un totale di 934 chilometri quadrati di mare.
Nell’eventualità di un incidente con sversamento di idrocarburi in mare, per le nostre coste non ci sarebbe scampo. E la marea nera soffocherebbe anche la Riserva Marina delle Tremiti, vero gioiello dell’Adriatico. A fronte del rischio rappresentato da pozzi e piattaforme, e a fronte del pericolo di nuove piattaforme, l’unico provvedimento preso dal governo italiano a tutela di mare e coste è la ‘moratoria’ sulle istallazioni entro le 5 miglia dalla costa, o 12 in caso di aree protette marine.
“Un provvedimento esclusivamente propagandistico. Innanzitutto perché la norma non si applica a pozzi e piattaforme esistenti – commenta Stefano Ciafani, Responsabile scientifico Legambiente -. E poi cosa cambierebbe se un incidente avvenisse in un pozzo o una piattaforma localizzata al di là di 5 o 12 miglia dalle coste? In caso di incidente sarebbe comunque un dramma per tutto l’Adriatico. Se spostassimo, infatti, la marea nera che sta inquinando il Golfo del Messico nell`Adriatico la sua estensione si spingerebbe da Trieste al Gargano”.
Il Paese consuma 80 milioni di tonnellate di petrolio l`anno e si calcola che vi siano riserve recuperabili per 130 milioni di tonnellate. Ai consumi attuali, estrarle tutte consentirebbe all`Italia di tagliare le importazioni per soli 20 mesi. Che senso ha, allora, ipotecare il futuro di terreni e di tratti di mare? Che ci guadagna la collettività?
Il Parco del Gargano è lo scenario in cui, dal 22 luglio al primo agosto si terranno il Teatro Civile Festival di Legambiente e FestambienteSud 2010. Saranno appuntamenti ricchi di eventi culturali e di spettacolo, ma anche l’occasione per approfondire le questioni aperte che coinvolgono il promontorio.