Quel giorno in cui Ischitella ha detto sì al registro delle Unioni Civili

unioni-civiliIl racconto di chi quel giorno era presente mentre il Consiglio comunale votava a favore del diritto di amare chiunque, senza alcun differenza di età, di sesso e di razza,  di amare senza vincoli e senza legami burocratici 

Ci incontriamo tutti, quel pomeriggio caldo. Con il miglior sorriso stampato sulla faccia. Come i nostri giorni migliori. Di quando non avevamo capelli bianchi, quando trascorrevamo interi pomeriggi a parlare invece di andare al mare. Di quando eravamo noi stessi vittime di pregiudizi di cui, in realtà, non ci fregava niente e li seppellivamo con un sorriso.

Da allora abbiamo perso quasi tutte le battaglie, siamo stati traditi e derisi più volte, ma non ci siamo mai arresi, benché stanchi. Siamo reduci consapevoli di un sogno. E allora approfittiamo dei piccoli momenti per ritrovarci, per rinnovare il vecchio entusiasmo, che ci dava e ci dà la speranza di andare avanti, di non perderci.

Sulle soglie dei sessanta ci siamo ancora. A credere e a sognare. Piccoli passi verso quel mondo desiderato, senza ingiustizie, equo e uguale per tutti, in cui tutti i diritti siano garantiti per tutti, senza alcun differenza di età, di sesso, di razza.

Siamo felici ma non esultiamo, la nostra è felicità composta e commozione nascosta dietro un paio di occhiali neri. E siamo più leggeri perché una piccola comunità ha conquistato un pezzo dei nostri sogni giovanili: riconoscere i diritti negati, il diritto di amare chiunque, di amare senza vincoli, senza legami burocratici.

E ti viene voglia di andare ancora oltre, di sognare un mondo in cui possa essere possibile decidere della propria vita, di smettere di soffrire quando la vita è solo sofferenza, di poter dare speranza a un bimbo con la sola condizione che a volerlo siano due persone che si amano, di poter dare la speranza all’amore.

Ma ci fermiamo, non si oltrepassano i cinquant’anni invano. Sappiamo aspettare, ci hanno insegnato anche questo le botte prese dalla vita. E quindi abbiamo applaudito all’approvazione dell’istituzione del registro delle unioni civili nel nostro piccolo paese. A lungo. E ci siamo anche commossi.

E poi ci siamo ritrovati a parlare, come ai vecchi tempi. Un caffè, un po’ di sigarette, e abbiamo sorriso a chi ha paura dell’altro, rappresentato volta per volta dall’immigrato, dal gay, dalle lesbiche, dal transessuale, dai non credenti, dai credenti in altra fede religiosa. Insomma, dall’altro diverso da noi. Sono altre le cose che ci fanno paura. La violenza ci fa paura, anche quella verbale, quella usata per chiuderci, quella contro ad ogni costo.

Perché il mondo è di tutti. E questa è una piccola grande conquista.

Mario Nino de Cristofaro per Il Resto del Gargano

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