San Cristoforo è il secondo patrono della cittadina e a Rodi si festeggia il 3 luglio in occasione della festa patronale della Madonna della Libera che si celebra il 2 dello stesso mese.
La statua del Santo è scolpita su legno. San Cristoforo presenta un incarnato scuro. Il Santo è raffigurato a piedi nudi, con tunica corta dorata, appoggiato ad un tronco d’albero verde e reggente sulla spalla destra Gesù bambino che, al contrario di San Rocco, presenta un incarnato roseo e porta un panno a tracollo dorato. Sulla parte anteriore del tronco la statua del Santo presenta una finestrella ovale affinché si possano osservare le reliquie in essa contenute.
Posteriormente si osserva una portella alta cm 205 più 6 cm di base. Considerando l’insieme della composizione scultorea i critici fanno rilevare che mentre il bambino Gesù, sembra appartenere alla buona cultura barocca del sec XVII, la figura di San Cristoforo con l’intensa espressione del volto è da datare alla fine del suddetto secolo. Nel suo insieme si presenta come una delle più significative opere di scultura lignea del sec. XVII ancora esistenti sul Gargano.
Ci si potrebbe chiedere il motivo per cui Rodi ha due patroni. La risposta ce la fornisce Michelangelo De Grazia che, amante delle antiche memorie rodiane, ha condotto un’ardua ricerca a riguardo. Egli ci fa sapere che: nell’epoca in cui Rodi era feudo di Girolamo Onero Cavaniglia, marchese di San Marco in Lamis, il suo castello di Rodi dal 1677 al 1681 era affittato a Macedonia Violante, che vi dimorava assieme al nipote, l’abate Giuseppe Spinelli, figlio di Carlo, principe di Tarsia. Nel giorno dell’11 luglio 1678 centocinquanta turchi, sbarcarono sotto le mura di Rodi dalla parte di Peschici cercando di entrare nella cittadina per la seconda volta dopo cinque anni, al fine di saccheggiarla.
I rodiani, guidati dal sindaco Stefano Tarallucci, dopo un’ora di continuo fuoco, per la seconda volta misero in fuga i turchi, dopo averne uccisi due e fatti prigionieri sei. Cosa c’entra questo episodio con San Cristoforo protettore di Rodi? C’entra, poiché all’epoca in cui i turchi invadevano frequentemente il Gargano, i rodiani, devoti alla Vergine Maria SS della Libera, la invocavano per proteggerli da tali incursioni. Al tempo dell’invasione turca ricordata, il parroco Lattanzio Paolozzi, ritto sulla porta dell’antica parrocchia incitando i combattenti, invocava sia la protezione della Madonna della Libera sia, mostrando l’immagine di San Cristoforo, assicurava loro che chi avesse guardato l’immagine del Santo non sarebbe perito durante i combattimenti di quel giorno.
In quei giorni nei rodiani pertanto regnava questa credenza espressa in latino: Cristophorum videas, postea tutus eas.
I cittadini rodiani, usciti vincitori sui turchi, accreditarono la loro vittoria non solo all’intercessione della Madonna della Libera ma anche a San Cristoforo, e decisero di volerlo come loro protettore. Il De Grazia ci fa sapere che furono soprattutto i facchini a volerlo in quanto, San Cristoforo, esercitando il mestiere di traghettatore fu indicato dalla Chiesa Romana quale loro protettore. L’intera popolazione, in accordo con i facchini, successivamente si adoperò molto affinché si proclamasse S. Cristoforo il secondo protettore di Rodi. Grazie anche all’appoggio dell’abate Spinelli, prima menzionato, l’arcivescovo frate Vincenzo Orsini nel 1680 proclamò il Santo, patrono della nostra cittadina, spostandone, per desiderio dei cittadini rodiani, anche l’originaria festività del Santo ( 26 luglio ) al tre luglio, al fine di festeggiare contemporaneamente i due patroni.
L’Abate Spinelli, un anno prima della sua partenza da Rodi per termine del fitto del feudo, donò ai cittadini rodiani, nella prima decade di marzo 1681, la statua di San Cristoforo di fattura napoletana e fece erigere con proprio denaro anche l’altare maggiore (il dorsale?) della nascente nuova parrocchia. Nel petto di detta statua fece anche deporre una reliquia del Santo.
Il sacerdote Carlo Veneziano ci fa sapere che la statua di San Cristoforo fu trasportata a Rodi in una cassa di legno via mare, sulla barca di proprietà di Leonardo Carbone. Il giorno del suo arrivo, deposta la cassa sulla spiaggia e tolta la statua, tutto il clero, la congrega operante nella chiesa dei SS Pietro e Paolo, i monaci cappuccini presenti nel convento di Rodi, i fedeli tutti, al suono delle campane di tutte le chiese si riversarono sulla spiaggia per condurla in processione nella neonata Parrocchia. Fu una gran quantità di facchini che, dopo qualche tafferuglio per avere la preferenza di caricarsi sulle spalle la statua, la trasportò fino all’altare.
Il sacerdote Veneziano inoltre ricorda che in quell’occasione nacque anche una grande disputa tra chi pretendeva portare il palio. Alla fine di una accesa discussione prevalsero i nomi delle persone più in vista del paese quali: il dott. Filippo Innelli da Napoli e governatore di Rodi, Urbano Campanile da Salerno, contabile del feudo, Stefano Tarallucci, sindaco di Rodi, il dott. Giuseppe Veneziano, Cesare Buchi, il sacerdote Antonio Verderame, il dott. Giuseppe Paolozzi e Leonardo Carbone.
Il De Grazia ci fa conoscere anche il motivo per cui, la statua del Santo, fu posta sull’altare maggiore in posizione visibile anche dall’esterno della chiesa. Simile postazione, asserisce lo storico, è stata scelta affinché ciascun fedele la potesse vedere da lontano ogni mattina, prima di accingersi al quotidiano lavoro e affrontare tranquillo la sua giornata, ripetendo il verso “Cristophorum videas, postea tutus eas“.
In un primo tempo, il tre luglio, la statua di San Cristoforo veniva portata in processione dai soli facchini perché era il loro protettore. In seguito però il Santo divenendo anche protettore dei mulattieri e di qualsiasi conduttore di veicoli, in Rodi; si istituì l’usanza di sorteggiare i portatori della statua fra la classe dei mulattieri. Al tempo d’oggi in cui sono spariti dalla nostra cittadina sia i facchini che i mulattieri, per il trasporto in processione della statua nel giorno del suo festeggiamento, altre sono le categorie che si disputano tale onore. Tutti i portatori della statua consegnavano, alla commissione per la festa una somma prestabilita di denaro.
Tratto da: Candida Gentile, Parrocchia di San Nicola di Mira, Chiesa madre di Rodi Garganico, Notizie storiche – architettoniche – cultuali
Una statua stupenda!
Si stupende e pesantissima