Ricercatori dell’università di Foggia hanno scoperto e utilizzato la Pentraxina 3, un nuovo marcatore tumorale in grado di predire la progressione della infiammazione prostatica in presenza di un carcinoma prostatico. Lo studio è stato condotto nel dipartimento Nefro-Urologico dell’Azienda ospedaliero universitaria Ospedali Riuniti diretto dal prof. Giuseppe Carrieri, e pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Cancer Research.
“Sappiamo che circa il 20% dei carcinomi della prostata – spiega Carrieri – sono causati da un’infiammazione cronica, per cui è di grande importanza clinica conoscere quali sono i pazienti affetti da prostatite che successivamente andranno incontro ad un tumore prostatico”.
La ricerca ha sostanzialmente evidenziato che la Pentraxina 3 (una proteina immunoregolatrice) è iperespressa a livello tissutale nei pazienti affetti da prostatite che successivamente sviluppano un carcinoma della prostata: ovvero in quei pazienti che, in una prima biopsia prostatica risultata negativa per carcinoma, dovessero presentare elevati livelli di Pentraxina 3 potrebbe registrare un rischio statisticamente più elevato di riscontrare un carcinoma prostatico in una eventuale seconda biopsia.
“Grazie al dosaggio della Pentraxina 3 – aggiunge Carrieri – ci si augura quindi di limitare il numero di pazienti che devono sottoporsi a ripetute biopsie prostatiche, magari dopo una prima biopsia risultata negativa”.