Carissimi,
la raccolta promossa dalla nostra Comunità parrocchiale per la raccolta di beni di prima necessità a favore delle popolazioni del Centro Italia colpite dai terribili eventi sismici di questi giorni ha permesso di riempire ben due furgoni con 226 pacchi appena giunti a destinazione.
Questa esperienza ci ha insegnato com’è possibile cambiare il corso ordinario delle cose.
Per noi è stato come bussare a una porta dove non c’era nessuna attesa sull’uscio, ma solo “entra e dimmi”.
E’ stato come dire andiamo a riprenderci tutta l’umanità che il tempo, le circostanze, le assenze, i giudizi, ci stanno lentamente portando via, un colpo dietro l’altro.
E quasi inaspettatamente l’umanità, quel dovere messo all’angolo di noi stessi, ha preso le sembianze di un perché, di un dove, di un quando, di un come; si è trasformato in un esercito di mani che si muovevano in un reparto di un supermercato, che trascinavano carrelli della spesa, che portavano qui e lì, senza fare domande.
Abbiamo spalancato le porte della Chiesa, e quel vostro sentimento si è raccolto come una preghiera ai piedi di un altare, dove altre mani hanno preparato e imballato scatole.
In quelle scatole non avete riposto solo beni di prima necessità, ma anche il vostro amore, e voglio ringraziarvi per questo uno a uno, tutti i vichesi che hanno risposto e tutta la gente che anche dagli altri paesi si è fatta sentire, nonché tutti i gruppi, le associazioni, le scuole.
In queste ore i mass media di tutto il mondo ci stanno raccontando di un nuovo, incerto, corso globale delle cose del mondo che aprirà inediti scenari economici e sociali; ma io credo che questa pagina di storia parrocchiale, seppur piccola, breve, semplice, veloce, racconti al tempo stesso e al mondo intero il miglior servizio che si possa rendere all’uomo, a quello che c’è, a quello senza volto, a quello che non si conosce, a quel sorriso che sarà strappato alla durezza dei giorni, a quelle manine piccole che cresceranno, a quella vita che si muove in grembo, all’uomo che verrà, alle donne e agli uomini migliori che noi diventeremo, perché riceveremo più di quanto abbiamo dato.
Così il finale di questa storia di parrocchia non finisce riposta in quei furgoni o lì dove arriveranno, ma andrà oltre, molto più lontano, dentro e fuori di noi, al di là di quello che noi stessi immaginiamo.
Il Parroco e la Comunità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo