La Corte d’Appello di Bari con una recente sentenza (211/2011, 24 febbraio 2015) si è pronunciata sulla richiesta della società Olivieri tendente ad ottenere dal comune l’indennità per l’occupazione dell’area del parco giochi.
La richiesta è stata rigettata per intervenuta prescrizione del diritto della società ad essere indennizzata con la condanna della stessa alle spese di lite (10 mila euro, più accessori di legge) da rimborsare al comune.
In sintesi, avendo verificato che il comune era stato immesso nel possesso dell’area del parco giochi il 28.4.1989, la Corte d’Appello ha respinto il ricorso societario per compiuta decorrenza del termine di prescrizione del diritto relativo all’indennità di occupazione legittima e al risarcimento del danno in assenza del decreto definitivo di esproprio, accertando la tardività, e quindi l’irrilevanza agli effetti civilistici, del ricorso al TAR Puglia promosso dalla Olivieri costruzioni s.r.l. dal quale erano scaturite le sentenze del TAR 2023/2009 e del Consiglio di Stato 3331/2011 (confermativa).
Non c’è che dire, una bella scoppola per chi si era già seduto alla tavola imbandita che potrebbe provocare ora un vigoroso, indesiderato, rigurgito!
Infatti, tutti sanno che, dopo la ridondante transazione chiusa ad agosto scorso da Pinto, la società Olivieri costruzioni ha già intascato dalla cassa comunale più di 350 mila euro per indennità risarcitoria, incamerando, subito dopo, l’approvazione della variante urbanistica con l’adozione della lottizzazione e riservandosi, giustamente (!), di richiedere la seconda tranche del risarcimento a due anni dall’accordo, ma solo in caso di mancato rilascio dei permessi di costruzione da parte del comune, a prescindere dallo zelo messo in campo dal Sindaco e dai suoi quattro superstiti consiglieri.
Certamente un bel pacco per il comune, peggiore del quale non poteva proprio essergli confezionato!
Onore a questo punto alla sentenza che con autorevolezza rimette in equilibrio gli interessi in gioco e riaccende i riflettori sulla prassi che ha dominato la scena politica degli anni 80-90 identificabile nel baratto edilizio e nella dipendenza tossica dal mattone che non ha risparmiato niente e nessuno.
Ed è così accaduto che zone di pregio fossero stravolte e cementificate con consumo di suolo che sarebbe stato molto più utile preservare e asservire all’armatura urbana per dotarla di spazi e servizi importanti per il miglioramento della qualità della vita.
E così è anche potuto succedere in quello stesso periodo che per acquisire gratuitamente suoli privati per realizzarvi opere pubbliche si fosse rinunciato all’esercizio del potere pubblicistico di esproprio dietro offerta di rivalutazioni fondiarie di aree, operazioni, queste, che di per sé sono molto più remunerative che non il pagamento di indennità espropriative calcolate a valore agricolo del terreno.
Ma il tempo non sempre sistema le cose per bene, forse le complica se non vi è consequenzialità, ed è così che Pinto dopo la sua riconferma a sindaco afferra l’occasione del contenzioso Olivieri e ricompone un accordo lontano al quale egli non è stato affatto estraneo; dà vita a consecutive deliberazioni di Giunta e Consiglio e con inusitata solerzia (per ragioni adesso, dopo la sentenza della Corte d’Appello di Bari, molto più chiare che non prima) chiude una transazione, a mio giudizio, eccessivamente sbilanciata a favore del privato e smodatamente onerosa per il comune.
Viene sottoscritta un’intesa audacemente motivata, condivisa da sindaco, giunta e consiglio comunale in tempi cronologicamente scanditi e regimentati, quasi a voler anticipare la decisione giudiziale che sarebbe poi arrivata, salvo addossare la colpa del danno di bilancio, come sempre è avvenuto in questi ultimi tre anni, all’amministrazione d’Anelli, rea di aver sfasciato il patto sottoscritto più di venti anni prima e riportato alla ribalta nel 2007.
Una transazione pasticciona con pagamento cash al privato a ristoro di un diritto prescritto, decisa quando il giudizio era ancora pendente e senza alcun parere del legale di fiducia del comune, con l’aggiunta dell’impegno pubblico a costruire un percorso agevole, accelerato, per giungere il prima possibile all’approvazione della lottizzazione previa variante urbanistica semplificata, senza passare dalla regione, nel disinteresse più assoluto, quasi sprezzante, dei diritti degli altri proprietari contermini estromessi dalla perequazione del comparto unico obbligatorio previsto dal piano regolatore.
Ed è così che è stato possibile pervenire, inaudita altera parte, in modo del tutto abnorme, ad una variante al piano regolatore per consentire alla società Olivieri di costruire subito e da sola.
E l’illegittimità della procedura seguita, che non è affatto un mio postulato, la si legge nella linea interpretativa dell’assessorato regionale all’urbanistica (circolare Barbanente n.1/2005 approvata con delibera di Giunta regionale n.1437/2005) secondo cui “… occorre … sottolineare che il PUG è uno strumento radicalmente diverso dal PRG, sia nella impostazione concettuale e metodologica, sia nei contenuti e negli effetti programmatori e conformativi; i PRG in vigore non possono pertanto essere riclassificati come PUG con una operazione meramente linguistica ………….. Ne consegue che la procedura di Variante “parziale” per i “vecchi” strumenti urbanistici [ed è proprio il caso del P.R.G. di Rodi, n.d.r.] .…… non può essere attinta dagli artt. 11 e 12 della l.r. n. 20/2201 e quindi deve necessariamente essere desunta dalla l.r. n. 56/1980, così come successivamente modificata”.
Insomma, la variante di sdoppiamento del comparto di un piano regolatore generale approvato prima delle leggi regionali 20/2001 e 24/2004 non può prescindere, dice l’assessore al ramo, dall’approvazione regionale soprattutto se si considera la natura sostanziale, incisiva, penetrante, del provvedimento variativo.
Infatti, il risultato finale di questa operazione di bassa segheria giuridica non è tanto quello di modificare o di rettificare la linea perimetrale del comparto artificiosamente diviso in due, quanto la compromissione degli assetti urbanizzatori complessivi e l’alterazione sostanziale degli equilibri perequativi tra le proprietà interferenti.
Ma siccome la compagine consiliare diretta da Pinto non bada a leggi, leggine o circolari, anzi le disapplica, le ignora, le abbatte come birilli quando la partita è tosta, nella generale deriva di una città inerme è stato possibile completare in appena ventidue (22) giorni l’ibrido percorso della variante e della lottizzazione Olivieri.
Ed è così che il solerte sodalizio, impegnato solo nello scrivere la scenografia della commedia Olivieri, o forse in tutt’altre faccende affaccendato, con allegre e geniali trovate ha finito con il trascurare gli interessi degli altri malcapitati proprietari dell’ex comparto II confluiti nel sub comparto II/a contro la loro stessa volontà.
Per il vero, questi signori, assistiti, si dice, da un tecnico aspirante ad altro e forse per questo un tantino più defilato rispetto alla prima sfuriata, hanno anche provato ad accennare ad un dissenso con osservazioni presentate al Sindaco, conferendo, ultimamente, anche con l’assessore regionale all’urbanistica da cui hanno ricevuto, secondo le indiscrezioni circolate in questi giorni, la conferma dell’illegittimità di tutti gli atti approvati dal comune.
Ma di fatto, queste persone, se il tecnico di cui si parla continuerà a giocare a nascondino perché cooptato ad altri incarichi (politici o professionali, poco importa), dopo essere state attratte dalla propaganda demagogica (il volantino a firma del sindaco loro recapitato con tanto di invito a presentare subito una loro proposta edilizia), saranno lasciate a bocca asciutta, confinate nel Limbo delle anime in pena e costrette a vivere come “color che son sospesi” nell’inappagabile desiderio di realizzare i propri diritti proprietari.
Sorprende l’atteggiamento dell’amministrazione che nicchia per mesi dopo aver prodotto a raffica genialate in così poco tempo?
Direi proprio di no, nessuna sorpresa per chi sa che Pinto abitualmente si intrufola nelle alchimie fuorvianti della menzogna; l’ovvietà del suo silenzio o del suo ritardo (o rifiuto) a fare è tale da non meritare approfondimento alcuno, anche se una riflessione devo offrirla al giudizio di tutti.
Se per legge la variante urbanistica deve avere alla base una ragione di pubblico interesse che la sostiene; e se l’interesse pubblico della variante di sdoppiamento del comparto 2 [per svincolare, tanto per capirci, Olivieri (comparto II/b) dagli altri consorti necessari (comparto II/a)] è coinciso, secondo la motivazione dichiarata in consiglio, con il semplice interesse risarcitorio della società Olivieri; e se questo stesso interesse risarcitorio è a sua volta coincidente con un diritto prescritto, perché allora l’amministrazione comunale, acquisita la sentenza della Corte d’Appello di Bari, non ha provveduto subito a rivedere la transazione Olivieri, visto che essa è pregna di oneri per il comune e traboccante di profitti per il privato?
Non mi aspetto risposte, ma mi auguro che qualche dormiente possa scuotersi dal torpore e che il suo risveglio possa davvero portare bene agli interessi di collettività!
Tanto, prima o poi, sindaco, giunta e consiglio dovranno fare quello che oggi ritardano perché la transazione e la sentenza della Corte d’Appello di Bari non passeranno ancora inosservate agli occhi del giudice contabile (e non); così come sono convinto del fatto che essi saranno costretti a subire per mano della regione il ripristino del comparto che hanno sdoppiato con una variante farlocca per restituire a tutti i proprietari la par condicio juris calpestata da una decisione bislacca, della serie “cotto” e “mangiato”, palesemente contraria alle norme, buona solo a supportare le solite incorreggibili, prevaricanti, ragliate pintiane.
Tino Petrosino
alla luce di questa sentenza, i danni causati all’amministrazione di Rodi, verranno addebitati ai protagonisti per risarcire il Comune. Quell’area partita come verde pubblico, nel tempo è diventata terreno privato occupato abusivamente e parcheggio selvaggio con grave danno salubre per il paese, che ha necessità di un vero “polmone verde” attrezzato con parco giochi per piccoli.
…e se fossero amici a quel magistrato di Foggia? Questo potrebbe spiegare tante cose!
necessita l’utilizzo della struttura a parco verde, con panchine, parco gioco, percorsi attrezzati, per rendere più ricca di verde Rodi e valorizzare la zona abbandonata al degrado e alla sporcizia.