Mons. Domenico D’Ambrosio ha voluto indossare l’anello di mons. Andrea Cesarano («che non avevo mai messo perché mi vergogno») e la croce pettorale di mons. Valentino Vailati («due arcivescovi della diocesi di Manfredonia che hanno segnato in profondità il mio itinerario sacerdotale e da cui mi sono sempre sentito accompagnato e protetto») per annunciare ufficialmente la decisione del Santo Padre di nominarlo arcivescovo della diocesi di Lecce e successore di mons. Cosmo Francesco Ruppi, dimissionario per raggiunti limiti di età.
Una formalità, la prima parte, quella dedicata alla lettura dei decreti di nomina giunti dalla Santa sede durante la quale la voce del presule è stata attraversata da leggere vibrazioni, segnale di un sentimento forte e delle contrastanti emozioni che stanno scuotendo il cuore di D’Ambrosio. Poco prima, la lettura di un passo della Genesi che ricordava l’esortazione del Signore ad Abramo: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti mostrerò».
«Sono parole che da mesi, da settimane, da giorni – ha detto D’Ambrosio – e ancor più nel momento della preghiera e delle quotidiane occupazioni, mi tornavano alla mente e risuonavano in un cuore lacerato. Strani e incomprensibili giochi dei disegni di Dio su di me mi hanno fatto tornare a casa, alle mie radici; ho ripreso a respirare l’aria della mia vecchia terra, i suoi profumi, le sue tradizioni, la sua sacralità, il suo mare; ho ritrovato affetti, amicizie e legami mai cancellati: tutto mi mancherà». «Per molti aspetti – ha aggiunto – questo ritorno mi è costato ma era la mia casa di sempre e, dunque, con entusiasmo, serenità, decisione, consapevolezza dei miei limiti e difetti, ho messo mano all’aratro senza voltarmi indietro. E questa serenità mi ha sostenuto soprattutto nella dura fase iniziale quando mi si chiedeva di entrare nel luogo santo non dalla porta ma dalla finestra». “Acce pto, in crucem”: «Il cuore è lacerato e vivo una sofferenza che talvolta mi è atroce, ma devo andare e abbandonarmi a Colui che mi ha scelto, sin dal seno di mia madre».
«Nelle prossime settimane – ha ripreso mons. D’Ambrosio – avremo tempo e modo di guardare con speranza al futuro ma soprattutto per non arrestare il passo in una snervante e vuota attesa. Vi domando perdono se in qualche scelta, atteggiamento o decisione non sono stati di buon esempio. Vi invito a continuare ad amare la chiesa e a camminare con serenità, per quanto possibile, fidandovi del Signore che se toglie è per dare qualcosa in più. Restate con me, vi porterò sempre all’altare del signore, vi voglio bene».
Al vescovo, circondato dai sacerdoti e dai frati che operano nelle parrocchie di Manfredonia, è stato portato il saluto delle istituzioni: c’era il prefetto Antonio Nunziante, il vicesindaco di Manfredonia e i sindaci di Vieste e San Giovanni Rotondo, rappresentanti delle forze dell’ordine.
Mons. D’Ambrosio resterà in sede per gestire l’arrivo di benedetto XVI a San Giovanni Rotondo, visita prevista nel prossimo mese di giugno.