Ha gli occhi a mandorla il nuovo consumatore d’olio extravergine d’oliva pugliese. La Cina apprezza il tesoro giallo-verde al punto che perfino fra i banchi di scuola se ne parli. «È innegabile che l’Oriente rappresenti la nuova frontiera per l’olio extravergine d’oliva pugliese ma solo sul piano potenziale. Se si analizza la situazione attuale, infatti, all’ombra della Grande muraglia, si esige un prodotto eccellente ma dal prezzo basso», osserva Donato Rossi, produttore olivicolo e oleario di Canosa, presidente nazionale della Federazione olivicola della Confagricoltura.
Ed è proprio sui prezzi che casca l’asino anche sul mercato italiano. Un quintale di extravergine (della scorsa campagna, come è ovvio) viene venduto a 275 euro al netto dell’Iva. «La dignità degli olivicoltori è stata messa sotto i piedi da tempo: i prezzi attuali sono in media quelli di 15-20 anni fa», afferma con amarezza Rossi.
Per quanto riguarda la prossima campagna, sebbene di carica, sarà eccellente sul piano qualitativo: le olive non sono state attaccate dalla mosca. Il mercato tende al ribasso, ma si spera che nei mesi che anticipano la primavera, e cioè a febbraio e a marzo, possa arrivare l’attesa ripresa.
Ma i nemici acerrimi degli olivicoltori e dei produttori oleari pugliesi si confermano ancora una volta i sofisticatori. Colorare l’olio ricavato dalle nocciole con un po’ di clorofilla per poi deodorarlo è più o meno un gioco da ragazzi. Si consideri che la molecola della nocciola è in pratica identica rispetto a quella dell’oliva.
«I prezzi nella grande distribuzione registrano, nelle ultime settimane, punte poco dignitose: in alcune aree del Paese, come a Roma – denuncia Rossi – una bottiglia da litro viene venduta a meno di tre euro. Mi chiedo cosa contenga. Se analizziamo i costi vivi che si devono sostenere per l’olio extravergine italiano al 100% – sottolinea il presidente nazionale della Federazione olivicola della Confagricoltura – arriviamo a sfondare di gran lunga il prezzo finale al dettaglio. Mi spiego: una bottiglia di vetro costa da un minimo di 25 a un massimo di 38 centesimi. L’etichetta va da 5 a 8 centesimi. E, se si aggiunge il retrobottiglia, si devono scucire altri 5 centesimi. Poi c’è il tappo a vite che incide per ulteriori 6 centesimi e, infine, la capsula che costa 5 centesimi. A questo vanno sommati 20 centesimi per i costi di imbottigliamento. Pertanto, considerato che la matematica non è un’opinione, le spese vive per una bottiglia da litro vanno da 96 centesimi a 1,08 euro. Poi bisogna considerare i costi di trasporto che ammontano a 5 centesimi. Infine, ci sono un paio di passaggi commerciali che incidono per 3 centesimi. Ne consegue che il contenuto, e cioé l’olio, per arrivare a un prezzo finale al dettaglio di meno di tre euro, costerebbe meno di due euro. Credo – non risparmia l’ironia Rossi – a questo punto, che l’olio si ricavi anche dalle olive».
Marco Mangano
C’è un vecchia inchiesta di Report sull’olio di oliva che mette in luce purtroppo la sofisticazione della maggior parte delle bottiglie commercializzate, purtroppo fatte da olio lampante proveniente dalla turchia a cui si aggiunge la clorofilla per dargli il caratteristico colore verde, questi sono i problemi gravi in questo settore pochi controlli.