Rispettate le anticipazioni dei giorni scorsi. L’approvazione definitiva del nuovo Piano paesaggistico della Regione (Pptr) – adottato dalla giunta il 6 agosto – slitterà di un mese. Ieri il governo regionale, su proposta dell’assessora Angela Barbanente, ha approvato la relativa delibera. La fase di pubblicazione del Piano sul sito internet della Regione si allunga fino al 6 ottobre. Di conseguenza i termini per le «osservazioni» degli interessati slittano al 6 novembre: un mese in più per suggerire quelle integrazioni ritenute indispensabili da diversi Comuni e ieri sollecitate anche dagli imprenditori edili dell’Ance. I costruttori, per bocca del presidente Nicola Delle Donne, esprimono soddisfazione per la decisione; ma nello stesso tempo sollecitano «modifiche al Pptr», per evitare «ulteriori complicanze derivanti da strumenti urbanistici tra loro confliggenti».
La questione è nota ed è stata rimarcata, già diversi giorni fa, da alcuni consiglieri regionali (Fabiano Amati del Pd, Ignazio Zullo e Andrea Caroppo del centrodestra, Totò Negro dell’Udc). In sintesi si può riassumere in questo modo: una volta «adottato» in giunta, e prima ancora di essere «approvato», il Piano dispone obbligatorie «norme di salvaguardia» e pone limiti anche nella fase di interregno. Insomma: diventa operativo anzitempo, ma può essere modificato proprio grazie alle «osservazioni» (che si possono presentare entro il 6 novembre: dovranno essere in formato digitale e inviate con posta elettronica certificata). La questione riguarda quei Comuni – 35 in tutta la Puglia – che diligentemente si erano conformati alle prescrizioni del Putt (Piano urbanistico territoriale e tematico), il progenitore del Piano paesaggistico. Queste amministrazioni si ritrovano con piani urbanistici approvati dalla Regione (sulla base del Putt) che diventano in qualche caso improvvisamente fuori legge. Che fare? Amati parla di vero rompicapo. «Il Piano paesaggistico – dice l’esponente Pd – ha consumato i suoi cogenti effetti vincolistici, per cui l’unica strada in teoria percorribile sarebbe quella di presentare osservazioni puntuali. Ma questa è una soluzione che lascia prevedere l’onere di presentazione di migliaia di osservazioni da valutare e poi decidere con la delibera di “approvazione” definitiva». In questo modo si rischia di prolungare l’interregno e dilatare ulteriormente i tempi.
L’assessora Barbanente è di parere diverso. Spiega: «Si prenda l’esempio di Bari: il Comune ha adottato l’adeguamento del proprio piano urbanistico al vecchio Putt, utilizzando già la cartografia del nuovo Pptr. Che, ricordo, era pronto fin dal 2010. Ne consegue che il Comune, con un unico invio riguardante casi anche tra loro diversi, può segnalare le proprie osservazioni: noi le sostituiremo con quelle esaminate, su cui avevamo espresso parere favorevole». Insomma: nulla di irrimediabile. Ma certo una fatica in più per quei 34 Comuni che sono nelle condizioni di Bari. «Ad ogni modo – precisa la Barbanente – nel capoluogo non esistono situazioni di criticità dovute all’adozione del nuovo Piano paesaggistico». Intanto, prosegue la querelle politica Zullo, forte anche delle obiezioni sollevate dagli ordini professionali dei tecnici di settore, ribadisce l’idea che si debba revocare il Piano. L’assessora ribatte che si può fare solo in presenza di atto illegittimo, «e non è questo il caso». Cauto e problematico il via libera del capogruppo Pd Pino Romano. Ci sarà tempo per discuterne: il prossimo 11 settembre, come chiesto da Negro, l’assessora incontrerà tutti i consiglieri regionali, prima che il Piano venga esaminato dalla commissione Ambiente del Consorzio regionale.