Ancora pesante l’aggressione al patrimonio faunistico naturale in provincia di Foggia. Ad annunciarlo è il Corpo Forestale dello Stato di Capitanata attraverso un bilancio dell’attività antibracconaggio a conclusione della stagione venatoria 2014-2015. Sono stati disposti servizi mirati, nel territorio del Subappennino, nel nord del Tavoliere e nelle aree garganiche, facendo concentrare il personale con aggregazione di pattuglie. L’attività svolta complessivamente nel territorio provinciale con i reparti locali, e con il supporto del NOA – Nucleo Operativo Antibracconaggio è stata particolarmente rilevante. Nel corso della stagione venatoria 2014-2015 sono state deferite all’Autorità Giudiziaria 73 persone per aver esercitato, in particolare, l’attività venatoria con mezzi non consentiti, per aver abbattuto selvaggina non inserita nel calendario venatorio della Regione Puglia o per aver cacciato in aree protette.
Durante i servizi disposti sono stati sequestrati 66 fucili da caccia oltre a trappole per la selvaggina, 52 reti per l’uccellagione e 31 richiami acustici vietati alimentati a batteria.
Sono stati rinvenuti circa 110 esemplari vivi, oggetto di cattura illecita da parte di bracconieri, che sono stati liberati sul posto, mentre la fauna illecitamente abbattuta, quasi 80 esemplari, è stata posta sotto sequestro penale probatorio.
Sono state, inoltre, accertate 54 violazioni amministrative, per le quali sono state elevate sanzioni per un importo di quasi 13mila euro.
Corre l’obbligo evidenziare l’elevata incidenza che il fenomeno del bracconaggio ha nelle aree protette e, soprattutto, nel Parco nazionale del Gargano, nel quale ricade il 21% delle violazioni penali e il 40% delle violazioni amministrative riscontrate nell’intera provincia. Nonostante i vincoli imposti, il divieto di caccia, il divieto di introdurre armi nel Parco e la sensibilizzazione generale in termini culturali, ancora permane il fenomeno del bracconaggio, quale retaggio di consolidate abitudini locali. Non diversa è la situazione nelle restanti aree protette presenti in regione. Nell’Oasi di protezione “Bosco di Dragonara” istituita tra i comuni di Castelnuovo della Daunia e Torremaggiore per tutelare 1.550 ettari dell’antico bosco planiziario della valle del Fortore, è stato sorpreso un bracconiere con un cinghiale nel bagagliaio, appena abbattuto.
Un lupo è stato ritrovato ancora agonizzante in un oliveto nel comune di S.Nicandro Garganico, con ferite di arma da fuoco e altre ferite probabilmente riconducibili a bastonate. L’animale è morto poco dopo e la carcassa è stata sottoposta agli accertamenti di rito.
La stagione della caccia si è chiusa ma l’attività antibracconaggio non è terminata. E’ proprio quando il periodo ufficiale viene concluso che inizia una diversa forma di bracconaggio, quella in deroga a qualsiasi norma, che viene perpetrata nella presunzione che i controlli siano terminati e il livello di attenzione al settore sia diminuito, a sfregio di ogni regola e nella totale incuria dell’ambiente e del territorio. Si mantiene, quindi, elevato l’impegno del Corpo forestale dello Stato a tutela del patrimonio faunistico naturale presente nella provincia di Foggia.
Però – dico io – è possibile che la Forestale riesca a prendere i bracconieri e non riesce a prendere la PROCESSIONARIA, che ci sta distruggendo le pinete? Eppure, i nidi di processionaria sono molto visibili, non hanno bisogno di appostamenti, non hanno bisogno di essere scovati. Bisogna decidere se sono più importanti, per la nostra sopravvivenza, gli animalli braccati (magari da chi ha fame!) oppure gli alberi che ci danno l’ossigeno! Chi lo decide?
Un disastro vergognoso. I bracconieri sono anche cacciatori e i cacciatori dovrebbero accollarsi questa responsabilità e combattere la piaga…