Creare una “carta d’identità” dell’olio extravergine d’oliva pugliese, su cui annotare ogni caratteristica dell’oro verde del tacco d’Italia, al fine di “ridurre al minimo il rischio di frodi e contraffazioni”. Servirà a questo la prima banca dati in cui verranno annotate le caratteristiche delle quattro cultivar pugliesi – Coratina, Ogliarola, Cima di Mola e Peranzana – per consentire una individuazione inequivocabile del prodotto.
I risultati del progetto, al quale lavorano da un anno centri di ricerca, università e coltivatori diretti con risorse del Miur, sono stati presentati nel corso di una tavola rotonda. Le aziende Oliveti Terra di Bari e Olearia Basile di Andria, in collaborazione con il consorzio Carso ed il Cra Rende (Cosenza), hanno individuato le aree geografiche geo-referenziando 450 alberi a ognuno dei quali è stato assegnato un codice alfanumerico d’identificazione. Da ogni albero sono state raccolte le olive ed è stato prodotto l’olio attraverso la tecnica della micro-molitura. L’olio ottenuto è stato suddiviso in campioni analizzati, con l’ausilio dell’Università di Lecce, da due piattaforme di risonanza magnetica nucleare. Nei prossimi mesi l’azienda Apulia Biotech e l’Università di Bari completeranno il database in cui saranno immessi i dati ottenuti da tutte le unità operative di ricerca.
“Lo scopo – è stato sottolineato – è collegare le caratteristiche organolettiche e nutraceutiche dell’olio extravergine d’oliva monovarietale, con quelle genetiche della pianta di provenienza”. Il database servirà “ai produttori per sostenere scientificamente il loro prodotto” e ai “consumatori per essere informati sulla provenienza e gli effetti antinfiammatori e antitumorali dell’olio che assumono”.