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Proprio nel momento in cui la politica foggiana cerca di dipanare le sue carte sul futuro; proprio nel momento in cui gli obiettivi e gli sforzi sono concentrati su una platea da rigenerare (almeno apparentemente), riecco la malapolitica a innescare l’ennesimo scandalo. |
Che dà ancor più scandalo se si pensa al coinvolgimento di due navigati amministratori, Peppino Maratea e Nicola Pinto, gli uomini che in passato avevano scomodato personaggi come Gae Aulenti (per portare avanti l’idea di un albergo diffuso a Vico del Gargano) e Katia Ricciarelli (in occasione dell’ultima campagna elettorale a Rodi, Pinto l’aveva coinvolta), ora caduti nell’accusa della concussione.E scandalo nello scandalo con la presunta richiesta di tangenti presentata in una sede istituzionale, qual è il palazzo della Provincia.
Bisogna prendere atto delle dichiarazioni d’innocenza degli indagati e in attesa dei processi non bisogna azzardare giudizi sommari su personaggi che hanno contribuito a scrivere la storia politica di una parte del territorio, il Promontorio.
Ma la vicenda suona in questo particolare momento, come un ennesimo campanello d’allarme su ciò che sono i rischi della politica e le difficoltà a praticarla nella maniera migliore. E tornano i triti ritornelli mai desueti tra affari e politica, questione morale in enti e istituzioni che guardano sovente ad una idea rigenerante di se stessi. Si torna a chiedersi come abbiano potuto fare politici navigati, esponenti di gestione così scafati, profondi conoscitori della macchina amministrativa a cadere nella trappola di situazioni così routinarie per un ente.
Pinto si era autosospeso, Maratea si era dimesso solo qualche giorno prima. L’avevano fatto per salvaguardare l’istituzione o nella speranza di evitare l’arresto?
Articolo tratto da “LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO” edizione del 12/01/2008